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Prefazione III Edizione

“Arte per la legalità, un messaggio d’amore e di rispetto”

Rassegna annuale itinerante di arte e letteratura ideata e curata da Mimma Pasqua

La terza edizione di Tornare @ Itaca a sostegno dell’Associazione “Libera” di Don Ciotti

L’arte e la memoria dei luoghi.
Tornare@Itaca nasce tre anni fa, durante uno dei miei periodici ritorni a Grimaldi, dove sono nata, e si trasforma strada facendo in un ampio progetto che coinvolge artisti, poeti, scrittori e musicisti.
La rassegna parte da Grimaldi, dove si è svolta nella passata estate l’anteprima di artisti meridionali, fa tappa a Cosenza al Museo dei Brettii e degli Enotri e approda a Milano allo Spazio Tadini, seguendo idealmente il percorso degli emigranti. Vuole essere un invito ad una progettualità costruttiva e si avvale della collaborazione di Vertigo Arte.
La Calabria, che sembra avere dimenticato il suo passato, ha bisogno di recuperare le sue radici per progettare il futuro.
Questa Regione, terra di difficoltà passate e presenti, è e vuole essere anche terra di cultura, che per questo ha esportato ed esporta non solo negatività e paura.
Ritengo che attraverso le opere degli artisti presenti si abbia la possibilità di entrare visivamente ed emozionalmente nell’anima di donne e uomini di Calabria, dovunque il destino li abbia portati a vivere. Itaca vuole essere il luogo del ritorno e delle emozioni, oltre che luogo del riscatto e del riconoscimento sociale.
Il progetto del 2009 Arte per la legalità prevede una riflessione sulla Calabria del futuro, consapevoli che non può esserci futuro senza legalità. Per questa ragione gli artisti “dialogheranno” soprattutto con i giovani calabresi. Da qui il coinvolgimento dei giovani della Cooperativa Libera, fondata da Don Ciotti, che opera nella Valle del Marro e che a partire dallo slogan Cambiare per restare – Restare per cambiare così si presentano: “Siamo giovani di questa Regione e siamo orgogliosi di essere calabresi.
Viviamo in una terra meravigliosa, che racchiude al suo interno risorse profonde…
Allo stesso tempo siamo coscienti che la Calabria, purtroppo, è terra di mafia, sopraffatta da una velata rassegnazione che talvolta diviene indifferenza…. Siamo convinti che solo la forza della collettività può condurre a quel cambiamento che la nostra terra aspetta”.

A questi giovani, che lavorano sui terreni confiscati alla mafia, sarà devoluto il ricavato della vendita delle opere che avrà luogo a Milano, allo Spazio Tadini, alla fine del percorso.

 

Fiumi. “Un miracolo! L’acqua del fiume è viola !”
Avevo otto anni ed ero corsa da mia madre per comunicarle quello che ai miei occhi di bambina era un evento miracoloso. Solo molti anni dopo avrei appreso che si era trattato di uno dei primi casi di inquinamento ambientale e che “il tannino” aveva scaricato nella acque del Crati i residui della concia delle pelli.
Una vita lungo il fiume – Il parapetto del muro che funge da argine è largo abbastanza da permettere che ci si giochi in due alla lotta a colpi di bastoni incrociati che abbiamo visto fare nei film d’avventura.
D’estate le rive si coprono di erbe infestanti, rifugio di gatti e cani randagi, e si espandono occupando lo spazio lasciato libero dal fiume. Una mattina avevamo scoperto che i maschi vi facevano il
bagno nudi. Noi bambine, invece, non eravamo mai scese lungo le rive e lo guardavamo solo dall’alto. La libertà dei maschi ci era preclusa, anche se prima di diventare “signorine” ci era permesso di giocare con loro e prendere e dare botte all’occorrenza.
La mia casa, un piano tutto per noi di sole due stanze più servizi e un terrazzo per tetto, era sotto il livello del Crati. Il letto del fiume si era sollevato col passare del tempo e risultava essere più altorispetto alle case vicine. Il dislivello che ne derivava era una discesa formidabile per le corse con la carrozzina in cui mio fratello Giovanni di pochi mesi sembrava apprezzare, così pensavo, il gioco da montagne russe con cui Lina, nostra sorella lo sollazzava sollazzandosi.

 

Era un’alba del 1959 quando uno strano gorgoglio mi aveva svegliato insieme al suono di voci concitate.
Qualcosa di strano doveva essere successo. Lina ed io ci affacciammo in camicia da notte al balcone e ci si presentò una scena irreale. Il cortile della nostra casa era diventato un lago. Tutto era sommerso dall’acqua limacciosa del Crati, straripato durante la notte. I “tupinari”, le famiglie che vivevano come le talpe nei bassi e dormivano nelle cassapanche (quante volte avevo fantasticato terrorizzata sulla chiusura improvvisa del coperchio che poi non si sarebbe aperto), avevano rischiato di annegare ed ora erano sfollate nella vicina scuola elementare.
Nugoli di polvere si sollevavano dal fondo stradale non ancora asfaltato quando d’estate le carrozzelle vi passavano uscendo dal deposito. Noi bambini ci appendevamo sul retro lasciandoci trasportare e quando il cocchiere se ne accorgeva frustava il cavallo che, aumentando la velocità, ci costringeva a mollare la presa e a cadere nella polvere. Scene da far west domestico.
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